La situazione politica, sociale ed economica dell'Italia è stata ormai illustrata analiticamente dalla penna di intellettuali, filosofi, politologi, economisti ed esperti del diritto. Ancora stamattina, nel corso della trasmissione Uomini e profeti condotta da Gabriella Caramore sul terzo canale della radio, ho ascoltato parole limpide ed accorate della pensatrice Roberta de Monticelli che, ricordando “la leggenda del Grande inquisitore di Dostoevskij e richiamando severi giudizi di Leopardi, metteva l'accento sull'attuale stato di inerzia degli Italiani che sembrano rassegnati a rinunciare alla libertà, alla stregua di bambini persi nei loro infantili trastulli. Mi sembra quindi inutile ripetere un approccio analitico all'attuale quadro politico e sociale italiano. Voglio piuttosto accostarmici con immediato sentire ed esprimere la preoccupazione e l'indignazione che provo. Ogni giorno sono disgustata e offesa dall'arroganza cieca e spudorata della classe politica che ci governa. Sono avvilita dallo spregio del diritto, dalla ostentazione della ricchezza che compra tutto e si esalta con sfacciata indifferenza sotto gli occhi dei poveri, che si tratti di cittadini italiani o di profughi disperati, costretti da ineludibili necessità a lasciare la patria. E tutto questo accade nello sbando generale del popolo, nello scollamento totale della politica dell'opposizione, incapace di creare un canale di comunicazione con i cittadini, efficacemente alternativo a quello tradizionale. Assistiamo così al viaggiare nella “rete” di infinite proteste civili. Ma queste sembrano restare prigioniere, e si esauriscono in uno sfogo consolatorio, talvolta frustrante. Del resto, le pur coraggiose iniziative del “popolo viola”, nate appunto nella “rete”, si sono impaludate in manifestazioni ormai stantie, esaurite nell'emotività, e, tutto sommato, riproducenti modelli di feste collettive liberatorie ma poco incisive, attraversate dalle divisioni e dalle inevitabili incrinature del “movimentismo” e, infine, facilmente oscurabili. Ecco, quello che mi spaventa è quest'oscuramento che ci piomba addosso, insieme al silenzio. L'Italia è al buio e zittita.
Sulla scuola pubblica, garanzia di espressione di coscienze libere e critiche, che si esercitano nella creazione di conoscenza attraverso lo studio del patrimonio culturale umano, in orizzonti sempre più ampi e interconnessi, dopo la scure della "riforma", si abbattono ora sinistre ripetute minacce.
Temo il buio e il silenzio. Ogni volta che il Primo Ministro della Repubblica italiana, o qualsiasi altro componente di questo Governo, è costretto a giustificare provvedimenti legislativi contestati da altre parti politiche e civili , ripete immancabilmente che l'operato del Governo è sostenuto dalla volontà del popolo italiano. Se è così, voglio dire a chiare lettere che io non faccio parte di questo popolo. No, non parlano nel mio nome questi ministri. Tuttavia è bene ricordare che parlano solo nel nome di una parte di Italiani, circa la metà dei votanti di tre anni fa, e, forse, oggi anche molto meno della metà. Ma, comunque sia, è sopportabile che quell'altra metà di cittadini italiani, che non concordano con la politica governativa, sia vilipesa quotidianamente e condannata al buio e al silenzio? Nelle mie disperate elucubrazioni tento possibili squarci di luce, vie liberatorie di voci di protesta.
Ecco la mia idea. Urliamo al buio il nostro dissenso.
Muoviamoci nella rete per concordare una data e un' ora in cui abbassare il contatore dell'elettricità almeno per quindici minuti.
Pensate: milioni e milioni di italiani al buio! Chi potrà oscurarli?
Quell'oscurità brillerà più di qualsiasi giornata di sole! Sarà più eloquente di qualsiasi orazione! Una resistenza al buio! La sconfitta dei sondaggi! Nessuna contesa numerica!
Mi viene ora in mente uno straordinario vecchio film di Terence Young, Gli occhi della notte, in cui Audrey Hepburn, nelle vesti di una impavida cieca, si difende da tre delinquenti facendo il buio nella sua casa. È stupefacente vedere come un limite, in questo caso la cecità, si trasformi in possibilità di salvezza! Ebbene, come cittadini possiamo fare lo stesso. Quindi, se non vogliamo vivere in una città di ciechi che hanno smarrito ogni senso di umana virtù, come accade ai personaggi del terrificante racconto “Cecità” di Saramago, spalanchiamo gli occhi in questo tempo buio.
E buio sia in un tempo concordato!
Chi potrà oscurare il buio?
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