domenica 14 agosto 2011

Idillio di Ferragosto

D'agosto l'estate è stanca . È per questo, forse, che tutti fuggono via. È urgente dimenticare la fine imminente. Il silenzio regna nell'aria immota. Le associazioni caritatevoli si danno da fare per gli anziani e i poveri che non vanno in vacanza. Come se soltanto il chiasso e la folla fossero sufficiente ad alleviare i disagi. Al contrario, il chiasso e la folla confondono la miseria. Il silenzio e lo svuotamento la svelano.
Ma chissà che la miseria non sia nella folla e nel chiasso e nella voglia illusoria di negare la realtà! Chissà che non si possa andare "in vacanza" anche senza partire!

Si rallenta il ritmo consueto e ci si perde nella contemplazione di un cielo diverso, nel silenzio. Le cure si dissolvono nelle strade deserte. Prevale il desiderio di coltivare i sentimenti repressi che ora si dilatano, liberi, nella solitudine. I mattini si svegliano vacanti e sorridono dell'attesa di ore sconfinate. È una sospensione passiva da godere. Sarebbe peccato non esserne consapevoli!
Quest'agosto è poi ancora più sospeso e morente. Pare che stia per dissolversi un intero mondo. E i vacanzieri in fuga non ne potranno ignorare il tramonto.

Giova in queste albe pallide e raccolte aspettare una rinascita. Gli occhi che non contemplano ameni luoghi sono beati! Quella grata rugginosa confitta nel tufo scalcinato li solleva nell'azzurro uniforme, laddove si disegnano paesaggi mirabili. Nel vuoto precipita l'effimero. Dal vuoto emerge tutta la bellezza possibile. E la respira e l'accoglie tutto il corpo con le mani protese a forme nuove di un nuovo mondo. Risuonano nel silenzio sensi nuovi nel suono di parole obliate nella loro bellezza. È un ritorno al suono che scoprì il mondo. Si giunge a questo stato stupefatto per sottrazione di significati. “Sobrietà” della vista e dell'udito! È un itinerario verso la “povertà” che non è la “miseria”! Un ritorno all'essenzialità e alla bellezza della vita nuda. “Nudità” dello spirito sgravato dei bisogni e dei desideri forzati. È un essere presenti alla realtà, la “sorella realtà”.
La grata rugginosa esiste e gli occhi non possono negarla. Come non possono negare il muro scalcinato dell'opificio in rovina che un tempo risuonò dell'alacre opera umana.

Ignorano la rovina gli uccelli che si posano sul cornicione ingrigito per spiccare il volo, zirlando e zufolando nell'azzurro indifferente.

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