Nei suoni dei nomi dei mesi risuonano i “sensi”.
Finisce Agosto spossato nella duplice “o".
Di tre “e” ridente incede settembre.
Tremano le sue dita tra i pampini
e scoprono ori e rubini splendenti.
Nell'aria qualcosa di nuovo brilla.
Si prepara una rinascita
anche se non è primavera.
La frescura ristora le membra
fiaccate dalla canicola del solleone.
Trema nel cuore settembre e spera
speranze mature d'autunno.
É tempo di riprendere il viaggio con nuova lena.
La smania di andare a stento è domata,
perché settembre annuncia una nuova
stagione di frutti profumati.
Sotto piogge canterine la terra
si prepara ad una nuova fecondazione.
Instancabile la vita palpita nelle zolle.
Non c'è stagione che non frema d'amore e di vita!
È inquieto settembre. Pensoso. Medita la fuga dal ritorno al “lavoro usato” mentre si sveglia dal torpore estivo.
Che faranno gli Italiani in questo settembre che torna carico di attese! Si attarderanno nelle chiacchiere pettegole sui litigi tra medici, sulle hostess di Gheddafi, o sulle altre notizie “rilevanti” dei media, esaurendo la loro energia in accorate e reiterate condanne moralistiche? O, “rivendicando sé a se stessi”, trasformeranno l'energia in progetti buoni e belli confidando nella loro volontà inalienabile?
A Settembre riaprono le scuole. Che faranno gli insegnanti? Si assopiranno tacitamente piegati ai “diktat” di una politica dissennata e si consegneranno ancora una volta inerti alla burocrazia, o con voce libera e chiara rivendicheranno autorevolezza pedagogica e culturale, entusiasti di iniziare un viaggio di esperienze condivise, alla luce di una risvegliata coscienza civica? Penseranno a rinchiudersi nel privilegio dell'orticello conquistato, o si apriranno ai problemi di chi ha perso o perderà il lavoro, di chi guarda accorato al futuro? Diverranno consapevoli del fatto che la trasformazione positiva di questo critico momento storico richiede il loro impegno di studiosi, la loro testimonianza culturale ispirata ai valori umani e alla solidarietà civile? Saranno tanto lungimiranti da capire che una società più giusta, un mondo più pulito e vivibile per tutti dipendono anche dal loro fare, partecipare, condividere?
Penso che nei collegi dei docenti dell'imminente primo di settembre si delineeranno le sorti della scuola e del contributo di questa alla cultura dell'Italia per il prossimo futuro. Non so cosa si leggerà nei volti degli insegnanti domani. Come faranno il loro ingresso nell'aula assembleare. Come si saluteranno. Sarà uno sciamare scontento? Disincantato? Preoccupato? Prono? Sarà un frusciare di abitini estivi che esaltano le abbronzature delle signore e un blando ed educato annuire di signori distratti da altre preoccupazioni? Un cicaleccio di convenevoli tra i sospiri di rimpianto per la brevità del tempo della vacanza? O si riunirà un'assemblea di donne e di uomini attenti e partecipi alla discussione, entusiasti di dedicarsi allo studio e alla ricerca e di rivendicare spazi e tempi per condividere idee e progetti liberi?
Chissà, forse nei collegi dei docenti del primo di settembre, invece di occhiate guardinghe agli orari accompagnate da accorate e lamentose richieste, si coglieranno, finalmente, sguardi fiduciosi e si ascolteranno proposte sagge, idee innovative, progetti di solidarietà, pensieri liberi di liberi educatori che sono fieri di avere tra i loro padri culturali Cesare Beccaria e Vincenzo Cuoco. Se così avverrà, sarà l'inizio di un settembre di speranza. E non solo per la scuola.
1 commento:
Oggi i giovani hanno bisogno di insegnanti, più che per la trasmissione della conoscenza e/o degli strumenti mentali per acquisirla e criticarla, per l'indicazione di risorse per affrontare il momento storico senza passività, senza rassegnazione, senza disperazione. Hanno bisogno di insegnanti educatori. Per questo gli insegnanti hanno bisogno di riscoprie nel loro bagaglio culturale la capacità di testimoniare gli iseali, a dispetto di tutto
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