Egregio Presidente del Consiglio dei
Ministri,
le scrivo per esprimerle lo sconforto
che ho provato ascoltando i suoi giudizi sconsiderati e presuntuosi
pronunciati sugli insegnanti nel corso della trasmissione di Fabio
Fazio. Mi sono rammaricata di non aver scioperato il ventiquattro di
novembre, io che l'ho sempre fatto contro le politiche scolastiche
dei precedenti Governi. Mi fidavo. Volevo assolutamente credere che
finalmente si sarebbe potuto ridare dignità all'Italia e, per
questo, mi ero disposta a sperare e a guardare oltre i sacrifici. Per
me l'onestà è un "tic", come disse Italo Calvino in un
suo famoso apologo. Una vita intera ho dedicato a seminare e a
coltivare onestà e giustizia, sia dialogando con gli studenti
attraverso le materie che insegno, sia educando le mie tre figlie, la
prima delle quali, per niente “schizzinosa”, fa la cameriera
laureata a Londra. Quando leggo ai giovani "I promessi sposi"
sento che la forza della verità passa nelle parole del commento che
quel capolavoro mi ispira. Ma quanta fatica, Presidente! E non per la
quantità delle ore! Per la delicatezza e la sensibilità che
consumano gli insegnanti nello stabilire una relazione autentica con
un'ottantina di adolescenti. Mi rammarico di non aver potuto
replicare alle sue parole. Che orrenda sensazione, Presidente! Io
conservatrice e corporativa! Aizzerei i giovani strumentalizzandoli
proprio io che invece li esorto a non perdere tempo prezioso
disertando le lezioni, io che li sprono a non essere conformisti, al
contrario di quanto ha fatto lei che li ha blanditi mentre
maltrattava i loro maestri. Un Primo Ministro, per giunta professore,
dovrebbe essere dotato di misura e sensibilità. Lei ha usato un
mezzo pubblico non solo per fare pubblicità al suo libro ( o sacra
auri fames!) ma anche per offendere con freddezza, dall'alto della
sua attuale potenza, lavoratori onesti, ricercatori sul campo, che
con la loro sapienza e sensibilità svolgono una funzione nobilissima
per la comunità civile.
Distinti saluti
Giuseppina Imperato
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