Che settimana tempestosa sta per
chiudersi! Pioggia e grandine son venute giù senza tregua finché,
alle Idi di Marzo, dal cielo si è scatenata una vera e propria
tormenta di vento e di neve sull'Italia. Vento e neve rigeneratori!
Infradiciati ed infangati, con gli occhi all'insù si attendeva un
raggio di sole. Sotto grandine e pioggia, a metà settimana,
l'annuncio dell'elezione del nuovo Papa, che si è scelto il nome del
“poverello” della “perfetta letizia”, è stato salutato come
il segno di un cielo sconfinato e imprevedibile. Che bello
affidarsi all'imprevisto proprio quando tutto viene anticipato col
calcolo dei pronostici! Si consideri quanto siamo appestati e
incarcerati dalle previsioni di ogni tipo! Perciò, quando la Storia,
come il cielo, sorprende e si fa beffe degli aruspici, nasce dal
cuore un canto di esultanza, un canto che risveglia le speranze
tramortite. La creatura
umana ha bisogno di speranza quanto di pane. La speranza è buona
come il pane. È una fragranza che invade tutto l'essere. E da dove
sorge la speranza? Dalla semplicità della parola
autentica. La parola autentica non si può spiegare. È talmente
semplice che la si assapora come si fa col pane. E si sente subito che sa di
buono e che, come il pane, sfama più di ogni prelibatezza. Questa parola è
in comunicazione con la vita e, perciò, è parola di vita. Ma non è
parola straordinaria. È ordinaria, come la vita semplice. Gli
orpelli fatui soffocano la vita e la parola. La parola è di carne e
di sangue, sente ed esprime la vita. Si perde l'uso di questa parola quando si smarrisce la coscienza della fragilità. È la
coscienza del limite il carattere distintivo degli uomini. Da questa coscienza nascono le opere più belle, e il senso della semplicità della vita riversata nella parola autentica.
Perciò, oggi, ascoltando il discorso
di Laura Boldrini, neoeletta Presidente della Camera dei Deputati,
come tanti ho colto la semplicità e la verità sulle quali si può
rifondare la speranza e l'azione di tutto il popolo italiano. Chi ha
vissuto l'esperienza dei miseri, dei profughi, di qualsiasi uomo
segnato dalla sventura, sente e dice che la politica è la casa
comune nella quale ogni cittadino gode dei diritti umani
inalienabili, a partire da quello di cittadinanza. Per comprendere
queste verità così semplici ci si deve sentire come i miseri e gli
ultimi, senza temere di perdere posizioni e privilegi. La paura del
movimento genera odio e guerra. E il nostro mondo, oggi, si muove e
cambia in fretta. Proprio come il cielo. Non c'è nulla di eterno e
di immutabile sotto il sole, è vero. E tuttavia, che ogni creatura
dell'universo è soggetta a caduta, sofferenza, morte, è una verità
assoluta. Ebbene, se si è vissuto l'attimo della tragedia che sovrasta, se
si è patito lo sgomento dell'impotenza nella sventura, si comprende
e si diventa parola autentica. E allora, peregrinando su questa terra, finché si avrà respiro, sarà impossibile diventare egoisti o
arroganti se si custodisce la coscienza della fragilità e la parola che ne scaturisce. Certo, non si riuscirà a mantenere costante la fiducia e
la speranza, ma, sulle labbra che hanno conosciuto la sventura non
fioriranno giammai parole finte o arroganti. Semmai, si ricadrà nel
silenzio o nel grido davanti alle ingiustizie perpetrate sui deboli,
davanti all'arroganza dei corrotti o alle lucide quanto inutili
disamine dei cinici dotti, e dei professori, tecnici senza cuore.
Ma ora è tempo di speranza. Si può intonare il ritornello di una canzone della verde età.
"Perché questa volta non si tratta
solo di cambiare un presidente,
sarà il popolo a costruire
un'Italia ben differente".
solo di cambiare un presidente,
sarà il popolo a costruire
un'Italia ben differente".
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