L'aula magna del liceo
“Enrico Medi” è gremita di studenti invitati ad ascoltare Sara,
un'operatrice del Centro Astalli, e Beatrice, rifugiata politica in
Italia. Sara illustra alla giovane platea chi sono i “rifugiati
politici” e in cosa consiste la “richiesta di asilo”. Il Centro Astalli si occupa infatti di accogliere i rifugiati, di prestare loro
il primo soccorso e, successivamente, di accompagnarli nella
procedura della richiesta di asilo.
Dopo aver fatto luce nella
confusione di parole con cui designiamo gli stranieri che arrivano
nel nostro paese, Sara, limpida nel volto e nelle parole, presenta
ai ragazzi la giovane rifugiata che è venuta a raccontare la storia
del suo esilio.
Sorride appena Beatrice,
esule dalla Repubblica Democratica del Congo. Ha chiesto e ottenuto
l'asilo politico e ora è una rifugiata in Italia. I begli occhi
luminosi e miti sono rivolti ai giovani. La voce, calma e ferma,
racconta le vicende sofferte in un bell'italiano, gradevolmente
modulato dall'intonazione del francese. Le parole sono in armonia
con i gesti pacati di chi si è educato alla compostezza interiore,
che si traduce in una forza dolce come l'acconciatura dei capelli
trattenuti da mille treccine pazienti. Quando Beatrice termina il
racconto della persecuzione, della fuga, dell'arrivo al CentroAstalli, e delle difficili condizioni della sua attuale vita in
Italia, uno studente le chiede se tutti i suoi connazionali sono
perseguitati come lei. - No, chi non esprime dissenso verso il
regime, vive (ma sarebbe meglio dire sopravvive) tranquillamente,
sebbene in miseria - .
- Mostruosamente in
miseria -, penso, considerato il fatto che la Repubblica Democratica
del Congo è un paese ricchissimo di materie preziose. Infatti, oltre
ai diamanti e all'oro il Congo possiede riserve di coltan, un
minerale ricercatissimo dalle industrie mondiali di prodotti
elettronici. Perciò, a chi si è chiesto o si chieda perché il
regime totalitario della Repubblica Democratica (l'ossimoro dà i
brividi) del Congo possa mantenersi stabile nonostante la povertà
della moltitudine appare chiaro che, ancora una volta, la sofferenza
dei popoli è causata dagli interessi di pochi, un'oligarchia
plutocratica dal volto sfuggente, quasi un' ombra diabolica come quel
Kurtz, cereo predatore dell'avorio, protagonista inquietante di
“Cuore di tenebra” di J. Conrad.
In verità, ignoravo
l'esistenza del coltan prima dell'incontro con Beatrice. Non so se
siano pochi o molti quelli che, come me fino a qualche giorno fa,
non sanno che gli strumenti elettronici con i quali conviviamo,
computer e cellulari, contengono quest'elemento pregiato che si trova
in abbondanza in un paese il cui popolo vive in povertà. E inoltre,
mi chiedo quanti, tra coloro che sono al corrente dell'importanza del
coltan nell'economia attuale, si diano pena per la sorte di chi, come
Beatrice, è perseguitato da un governo repressivo senz'altro
sostenuto dai poteri occulti delle multinazionali dell'elettronica..
Perciò, in ascolto
davanti a Beatrice, non mi sono commossa, ma ho sentito che
percorriamo lo stesso difficile cammino su questo pianeta
interconnesso. Ho pensato che i popoli europei più deboli sono
oppressi dagli stessi poteri occulti e che, ormai, anche in Italia,
chi si fa portavoce di un pensiero divergente rispetto alla cultura
dominante vive in una sorta di esilio.
Fortunatamente non viviamo, almeno per ora, la persecuzione politica né siamo costretti a fuggire. Tuttavia, coloro che sono soliti testimoniare concretamente il dissenso, forse, sperimentano l'isolamento, e, se non sono dotati di forza d'animo e di fiducia, rischiano di essere sopraffatti da un mobbing strisciante. E mentre si agitano movimenti di “arrabbiati” pericolosamente strumentalizzati dai violenti e dai fautori dei poteri forti, più lacerante diventa la divisione tra i cittadini e le Istituzioni, più confusa e fuorviante l'informazione dei media. Ma, in questo rumore, più di tutto è temibile la perdita della memoria della concatenazione delle vicende, recenti e remote, che hanno determinato e determinano l'attuale sofferenza dei popoli - ahimè! - su tutto il pianeta.
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