mercoledì 17 ottobre 2012

La prego, mi ascolti, ministro Profumo!

Il governo Monti ha ereditato una situazione politica ed economica disastrosa insieme ad un paese da rieducare al senso di civiltà, al rispetto delle regole ed alla responsabilità personale dei singoli nel compiere le azioni e le scelte quotidiane che riguardano la comunità intera. La decadenza italiana è, difatti, conseguenza della cattiva politica e dello scollamento della stessa politica dalla società, alla quale uomini senza scrupoli hanno offerto modelli etici e culturali egoistici, effimeri e volgari. Sedotti da questi modelli illusori, smarrito il senso della realtà, molti Italiani hanno preso ad ignorare che l'interesse privato è rovinoso anche per se stessi quando è perseguito con menefreghismo e in danno del bene comune.

Ma tralascio la questione generale e rivolgo l'attenzione alla scuola italiana, tornata in prima pagina in seguito alla proposta del ministro dell'Istruzione, proposta inserita nel testo della Legge di stabilità, di portare da diciotto a ventiquattro le ore di docenza. Al riguardo mi è capitato di ascoltare la risposta del ministro Giarda ad una interrogazione parlamentare, andata in onda proprio questo pomeriggio sul terzo canale della RAI, che, tra le altre, poneva la questione dell'aggravio di lavoro per gli insegnanti, aggravio non retribuito e non previsto dal vigente contratto di lavoro. Ebbene, rispondendo, il ministro Giarda ha dichiarato la disponibilità del collega Francesco Profumo a discutere ed eventualmente a rivedere tale proposta, a patto, però, che si trovi il modo di risparmiare qualche milione di euro (non ricordo esattamente la cifra menzionata) secondo i programmi di risanamento del bilancio del nostro povero – e carico di accorati sensi questo aggettivo - paese. Ascoltata questa dichiarazione, sono saltata dalla sedia e mi sono sentita la testa e il cuore in subbuglio, nonché un formicolio ai piedi che volevano correre, volare da Profumo. Mi agito per l'impossibilità di esprimermi su una questione che mi sta a cuore. No, non le ore di lavoro in più, ma la scuola martoriata e vilipesa.

Ora comincio a farneticare. Immagino di incontrare il ministro per l'Istruzione (ahimè l'aggettivo “pubblica” è stato cancellato dai tempi della Moratti!). Sì sì, sono proprio a quattr'occhi con lui, posso suggerirgli qualche buon taglio indolore.

La prego ministro, mi ascolti, c'è un modo per risparmiare molti milioni di euro senza mettere in croce ancora una volta i lavoratori appassionati e senza chiudere la porta in faccia ai giovani aspiranti all'insegnamento. Non so se lei è informato sui soldi sperperati nella scuola pubblica in attività inutili, quando non dannose, per l'educazione dei nostri giovani. Giri un po', ministro, per le scuole e parli con quei docenti (e sono tanti, mi creda!) che persistono nel credere che l'insegnamento amorevole delle loro materie sia l'esperienza vitale da far compiere agli studenti. Scoprirà, ministro, che questi maestri non cedono al guadagno coi progetti e neanche al gettone dei corsi di recupero (ritenuti del tutto inefficaci anche da indagini di autorevoli studiosi) pur di non demotivare ulteriormente i giovani, considerandoli come clienti da usare per arrotondare il magro stipendio. Dacché esiste il P.O.F., caro ministro, le scuole sono diventate vetrine di fumo, in piena consonanza con l'etica dell'apparenza della cultura dominane degli ultimi venti anni. Oh Ministro! Mi sono battuta contro l'avanzare, da sinistra e da destra, di questa politica degradante della scuola. Vent'anni di scioperi. A volte ero sola a scioperare nella scuola in cui lavoro. Scioperavo disperatamente, perché anche i discorsi dei sindacati mi suonavano falsi. Una Cassandra, sì ministro una Cassandra mi sentivo. Ma ora che il disastro è completo non mi resta che la compassione e l'eroica resistenza e la lucida partecipazione.  Io non sciopererò contro un governo che tenta, nella tragedia, di rifondare la dignità del mio amato paese. Non è il momento di scioperare questo, ma è il momento di cooperare proponendo azioni di miglioramento in ogni ambito della vita sociale, in attesa che anche le “cose” della politica, come tutte le altre, si rigenerino, per autopoiesi, come dice un mio fiducioso amico.

Con pochi e semplici tagli recupererà molti soldi, ministro, e riporterà equità nella scuola, impedendo che alcuni docenti incassino diverse migliaia di euro oltre lo stipendio. Se poi costoro hanno tanto a cuore i progetti extra, potrebbero, proprio loro, attuarli gratis lavorando fino a ventiquattro ore, senza oneri aggiuntivi per lo Stato. Ecco, ministro, i tagli che per ora propongo sono questi:

1. Eliminare il budget d'istituto spendibile in progetti extracurricolari, in corsi di recupero pomeridiani (difatti il recupero delle competenze interseca tutta la prassi didattica curricolare se questa è sapientemente progettata) e in ogni altra superflua attività (commissioni di vario genere, per esempio) . Coloro che ritenessero indispensabili le attività extracurricolari potrebbero attuarle gratis fino al raggiungimento delle proposte ventiquattro ore.

2. Eliminare le spese per le Funzioni strumentali. Secondo una diffusa opinione esse sarebbero inutili.

 Con i tagli suggeriti, ministro, in ogni scuola Lei risparmierebbe parecchie decine di migliaia di euro, e senza danni, mi creda, raggiungerebbe l'obiettivo prefissato, favorendo persino l'ingresso in aula di giovani e fresche forze. Inoltre, se Lei e il Governo di cui fa parte riconoscessero la nobiltà del lavoro degli educatori incentivando, almeno simbolicamente, l'autoformazione e la ricerca metodologica disciplinare e interdisciplinare dei dipartimenti, contribuirebbero a ristabilire, finalmente, dignità e fiducia nel mondo della scuola per ora  “confusa, dispersa e scorata”.







3 commenti:

luigi vassallo ha detto...

Cara Pina, il problema per gli insegnanti è se si percepiscono come lavoratori (e allora l'incentivazione, anche di progetti "bizzarri", ha un suo senso e ha un suo senso anche che le condizioni di lavoro possano essere modificate dal "padrone" ) o come fortunati che di questi tempi hanno un "posto" più o meno garantito (e allora mugugneranno di fronte al peggioramento delle condizioni di lavoro ma poi se ne staranno buoni perché comunque il posto - anche se la paga è bassa - è meglio di niente) o come "missionari" (parola che può scandalizzare i più) alla don Milani, ma in questo caso non possono che essere pochi.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...

Condivido. Complimenti per il blog!

Inoltre aggiungo che bisogna puntare tutto sul curriculare e migliorare laboratori, attrezzature ed edifici. Lasciare intatti la validità del titolo di studio e il merito espresso come voto di condotta e di disciplina.
Per quanto riguarda i docenti, bisogna dare loro la possibilità di poter lavorare seguendo la Costituzione, ossia insegnare ed educare (e non fare i badanti,gli infermieri, gli psicologi, gli assistenti sociali, gli animatori turistici, i capri espiatori) nel rispetto costituzionale della libertà d'insegnamento.
La legge Aprea (anche se ex ed attuale) lede questo diritto fondamentale costituzionale: ossia la libertà d'insegnamento.
Bisogna anche rispettare la Costituzione anche per quanto riguarda il diritto alla scuola pubblica. La Costituzione ammette le scuole private (e anche le paritarie) solo "senza oneri per lo Stato". Pertanto bisogna togliere definitivamente i finanziamenti alle private.

Solo dopo questa opera di pulizia e moralizzazione avremo una scuola pubblica efficiente e degna di uno Stato altrettanto civile e attento alla comunità.

Pina-Antigone ha detto...

Grazie Lidia! Continuiamo ad essere presenti con le nostre idee e contribuiremo a restituire centralità al curricolare ed al docente che si dedica alla didattica disciplinare, coltivandola e coltivandosi.