mercoledì 14 maggio 2014

In principio sono gli occhi


-Sono un libro aperto- è un modo di dire di cui abbiamo perso il senso intenso e vero. - Sono un libro aperto - lo diciamo a qualcuno davanti a noi al quale chiediamo di leggerci. A volte siamo “un libro chiuso” e, allora, aspettiamo che un altro ci apra, e raccolga con gli occhi le lettere sparse della nostra storia. Aspettiamo un lettore che ci comprenda e ci racconti. Le lettere sparse, confuse, celate vanno raccolte. È necessario uno sguardo complesso, un amplesso di luce. La luce discreta di occhi che discernono e raccolgono, compongono, e raccontano con dolcezza.
“Amore” è un desio che vien dal core per abbondanza di gran piacimento” intonò l'inventore della forma sonetto Jacopo da Lentini, il notaio poeta della prima Scuola poetica italiana, che, in Sicilia, fu patrocinata dal grande Federico II di Svevia. Il cuore inventa quello che passa per gli occhi. Il cuore inventa nel senso originario latino di invenire, ovvero trovare. Trova ciò che raccoglie con gli occhi il cuore.

Mi sono sorpresa a meditare sulla radice del verbo leggere, leg- del latino legere. Sul momento mi è sembrato strano che la stessa radice nel greco legein significhi dire. E allora mi sono data da fare per cercare l'elemento comune. In entrambe le lingue il primo significato è quello di raccogliere, mettere insieme. La sorpresa del meditare trapassa nello stupore della scoperta: leggere e dire nella stessa etimologia! Raccogliere negli occhi il mondo, leggerlo, e dirlo. È come affermare che quando si legge si dice, e, viceversa, che quando si dice si legge. È una reciprocità meravigliosa, che ci riaccosta a quella lingua materna (di cui spesso dice un mio amico) nella quale si addensano i significati semplici, quelli della vita autentica. Spesso, invece, ci avvolgiamo in elucubrazioni affannate, ignorando la semplicità, la freschezza della lingua materna, la sua ingenua verità così aderente alle cose. Per questo, è importante educare a legere oculis ovvero a raccogliere con gli occhi (Cortellazzo e Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana) i segni sparsi nella materia vivente dentro e fuori di noi.

Raccogliere e comporre con gli occhi può essere un atto d'amore o una dolorosa scoperta. E amore e dolore risuonano nel dire allo stesso modo di quando in un libro, dopo aver raccolto con gli occhi le sparse lettere in parole amorevoli o crudeli, felici o strazianti, mentre le leggiamo le diciamo, ci diciamo. Se il cuore non è pietrificato.





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