giovedì 19 maggio 2016

Un signore insigne dalla parte degli sventurati

“Reagan, Reagan, vieni a pescare con noi ci manca il verme!”
 Irridente e multicolore il corteo della marcia per la pace scandiva allegro e convinto questo slogan “maleducato” tanti anni fa, quando ancora, essendo l’Unione Sovietica contrapposta agli USA, era accesa la Guerra Fredda e vigeva minacciosa la corsa agli armamenti.
Era il 1981, entro qualche mese  Michail Sergeevič Gorbačëv sarebbe salito sul palcoscenico della Storia, la quale, in meno d’un decennio, avrebbe scritto  la pagina della caduta del Muro di Berlino. Karol Woitila, ai primi anni del suo pontificato, aveva da poco subito il grave attentato proprio mentre nella sua Polonia Lech Wałęsa trionfava con Solidarność.

Allora, ero tornata da poco da un' odissea nel mare greco. E quel giorno calzavo sandali francescani impolverati della sacra terra dell’acropoli. Che tempi fervidi, indimenticabili! Mi beavo del vociare allegro e impavido di quella marea di gente gioiosa mentre si cominciava il cammino festoso. La strada da  Perugia fino alla rocca di Assisi sembrava un arcobaleno. Mi ricordo, come se fosse ora, di una bambina bionda in carrozzina, avrà avuto tre anni sì e no, che reggeva il suo bel cartello con la scritta “Anna vuole la pace”. Tutto ad a un tratto  mi accorsi di  un assieparsi  di gente nella folla del corteo, e vidi che nel bel mezzo di quella moltitudine torreggiava un signore alto dagli occhi celesti sfolgoranti, le spalle sfiorate da una chioma già candida. “Marco, Marco, Marco”, scandivano intorno.
 Ma sì, era proprio lui, Il Marco nazionale, sempre out, e pronto a farsi carico delle cause perdute dei perseguitati di ogni genere. Tirai fuori la mia Polaroid pronta a scattare. Ma, mentre puntavo l’obiettivo, Pannella mi vide e, da dispettoso quale era, si abbassò. Conservo ancora quell’istantanea. Lo si vede mentre si china tra i palloncini celesti con impressa la scritta: Partito Radicale.  Tuttavia, essendo troppo alto, pur chinatosi, sovrastava tutti  quelli che gli stavano intorno, sicché, suo malgrado,  lo immortalai in quella storica giornata pacifista.
Non sono mai stata del Partito radicale e, a dire il vero, certe manifestazioni istrioniche di quel gruppo e del suo leader mi infastidivano. Preferivo allora il “circolo” intellettuale del Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, fiorito  sotto l’egida dei magnetici occhi di Lucio Magri, anche lui bianco chiomato.

Ora che sono trascorsi decenni, oggi che Giacinto Pannella, in arte Marco, è morto, mi rendo conto della vocazione intrepida di un uomo che sfidava la morale comune, e stava sempre coi peccatori innocenti.

In quel lontano settembre del 1981 ero una brunetta riccioluta in marcia colorata verso Assisi. Oggi sono una vecchia signora dai capelli argentei (mi si permetta l’aggettivo eufemistico), seduta a scrivere che uno dei ricordi più belli della sua  giovinezza è proprio questo: aver marciato in una lontana Perugia – Assisi con un uomo alto, distinto, insigne per essersi schierato sempre dalla parte degli sventurati.

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